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Contrariamente a quando, a fine 2019, nessuno poteva immaginare quanto sarebbe accaduto nel 2020, una pandemia con tutte le conseguenze che questa ha portato, alle soglie del 2021 possiamo invece affermare che ancora per buona parte del nuovo anno i marketer di tutto il mondo dovranno venire a patti con il cosiddetto "new normal”, con le conseguenze cioè dello scenario pandemico che stiamo vivendo e che non si arresteranno molto presto.
Abbiamo in sostanza un vantaggio competitivo, ora, perchè abbiamo i dati di un anno, il 2020, che ha rivoluzionato il modo di fare digital marketing: non solo abbiamo assistito ad un'accelerazione digitale, ma questa si è rivelata inevitabile e urgente, per coloro che già erano attivi online ma soprattutto per chi aveva sempre procrastinato investimenti digitali.
E così il canale degli e-commerce ha registrato una crescita esponenziale nel 2020: +117% rispetto allo scorso anno, (28 volte superiore alla crescita dei canali fisici), con un contributo alla crescita del 13% nelle categorie alimentari e del 21% nelle categorie di cura casa e persona.
Cosa possiamo aspettarci dal digital marketing nel 2021? Non abbiamo la palla di cristallo, ma possiamo azzardare delle ipotesi sulla base dei dati e delle previsioni che gli esperti stanno pubblicando in questi giorni.
L'Italia ha scoperto lo smart working e i vantaggi di un nuovo modello di lavoro. Ma anche le esperienze di acquisto sono sempre più smart, con una sempre maggiore convergenza tra fisico e digitale che sarà fondamentale nel 2021 quando molte attività saranno ancora limitate nei punti vendita fisici. Questo coinvolge tanto i negozi (che si trasformano in e-shop) quanto gli eventi (che diventano webinar) ma nel 2021 andremo oltre: dovremo fornire un’esperienza che l’utente possa vivere come se fosse in presenza pur vivendola in digitale.
Possiamo quindi prevedere un rinnovato interesse verso le applicazioni più geniali e originali della realtà aumentata, capaci di simulare camerini di negozi oppure di farci sentire come all'interno di un grande evento di settore. Persino uno dei settori più colpiti dalla pandemia come il travel sta già iniziando a sfruttare le potenzialità del phygital, creando delle box che portano i turisti virtuali in luoghi speciali e lontani attraverso virtual tour che si compongono di elementi fisici, come oggetti e profumi caratteristici.
Strettamente legato al trend dello smart working, quello dell'employer branding identifica una serie di attività in cui sono i dipendenti a farsi portavoce della propria azienda facendo branding sulla base della loro appartenenza ad una realtà lavorativa in cui si identificano per mission e valori. Del resto, smart working e didattica a distanza hanno decentrato la vita delle persone, che si sono isolate negli angoli delle loro case non sentendosi parte di un gruppo come succedeva in ufficio o a scuola.
Quindi, nel 2021, l’employer branding diventerà uno strumento per tenere i team aziendali uniti, ma anche per fare digital marketing. I dipendenti delle aziende, impossibilitati a incontrarsi di persona e sentendo la mancanza dei luoghi di lavoro e dei colleghi, possono diventare davvero degli ambassador della società per cui lavorano promuovendo essi stessi la propria realtà lavorativa.
Questo si traduce in messaggi positivi e news aziendali condivisi e ricondivisi spontaneamente dai dipendenti, pianificazioni sui social media che danno voce anche ai dipendenti stessi e collaborazioni tra aziende che condividono le stesse filosofie aziendali.
Grazie all’utilizzo di chatbot intelligenti e messaggistica istantanea è possibile rispondere in tempo reale alle esigenze dei clienti, instaurando con loro un rapporto confidenziale. Questa tendenza pare essere esplosa nel 2020, con gli uffici chiusi e l'assistenza clienti sempre più online. Il tempo dedicato dai consumatori alla messaggistica sui social media è cresciuto in maniera esponenziale: secondo una ricerca condotta da Facebook, i clienti preferiscono sempre di più inviare un messaggio per ottenere assistenza dall’azienda.
I social media infatti offrono ai brand l’opportunità di parlare ed interagire con il pubblico, portando la conversazione direttamente ai consumatori e stimolando una comunicazione bidirezionale. Un esempio pratico è quello di utilizzare i bot interattivi su Facebook Messenger, Telegram e Alexa per offrire consigli personalizzati sugli acquisti.
Questi canali di comunicazione dovranno quindi essere sempre più presenti nelle strategie di customer care delle aziende, perchè le richieste degli utenti si spostano proprio in questi luoghi virtuali dove esserci può fare la differenza tra vendere e non vendere.
Le ricerche vocali sono in aumento sia sui dispositivi mobili che attraverso l’assistente vocale Google e questo genera delle sfide non da poco per le ricerche testuali. Si stima che entro il 2022 il 50% di tutte le famiglie avrà in casa un assistente vocale Google, mentre il 72% di chi già lo possiede afferma che si serve della ricerca vocale Chrome come parte integrante della routine quotidiana. Se a questi dati aggiungiamo che 2 adulti su 5 utilizzano la ricerca vocale Chrome almeno una volta al giorno capiamo perchè l'argomento dovrebbe interessare anche gli investimenti nel digital marketing nel 2021.
Le ricerche vocali che utilizzano schermate, come appunto la ricerca vocale Chrome di Google, presto visualizzeranno come risultati annunci PPC, quindi ogni azienda dovrebbe garantire che i propri annunci PPC si adattino alla ricerca vocale altrimenti andranno a perdere visualizzazioni da parte di una fetta sempre più grande di utenti.
Non basta andare online con un e-commerce per dirsi pronti ad affrontare l’anno della ripresa (almeno si spera). Bisogna avere un piano d’azione e una strategia chiara che aiuti un'azienda a crescere senza perdere di vista il proprio core business. Forse, il concetto che abbiamo più imparato da questo 2020 è la flessibilità, quella cioè che ci permette di affrontare gli imprevisti individuando la scelta migliore per affrontarli nel modo corretto.
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